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27 giugno 2007

Cellula di Sorgane, tutti assolti

I primi arresti risalgono al 2004, alcuni sono rimasti in carcere un anno: per l'assise il fatto non sussiste

Cellula di Sorgane, tutti assolti

I sette africani erano accusati di terrorismo internazionale

FRANCA SELVATICI

LA CORTE d'assise ha assolto ieri con formula piena i sette immi­grati nordafricani accusati di aver costituito una cellula del terrori­smo islamico all'interno della moschea di Sorgane. Rachid Maamri, Adel Abdallah Ben Maatallah, Hichem Godbani, Mehdi Boukraaa, Chokrì Ragoubi, Nizar Cherif e Jarhil Chouk erano impu­tati di associazione con finalità di terro­rismo internazio­nale. I primi cinque erano stati arrestati il 9 maggio 2004 e sono rimasti in car­cere per un anno. La Digos sequestrò nelle loro case do­cumenti e video che inneggiavano alla guerra santa, che mostravano le prediche di imam fanatici, gli appelli di Osama bin Laden, l'addestra­mento dei guerri­glieri, le distruzioni dopo gli attentati, e addirittura un at­tentato mentre ve­niva eseguito. Ora questo materiale — che secondo le accuse è riconducibile a orga­nizzazioni dell'islamismo più ra­dicale, come Ansar al Islam e il Gruppo salafita per la predicazio­ne e il combattimento—verrà loro restituito, su disposizione del­la corte d'assise. I giudici si sono presi tre mesi per depositare le motivazioni. Probabilmente hanno ritenuto che, anche supponendo che alcuni degli arrestati ardessero dal desiderio di combattere e di trovare il martirio in Iraq, in assenza di armi e documenti falsi (di cui non è stata tro­vata traccia), il loro progetto non avesse raggiunto alcuna concre­tezza, né sul piano dell'esecuzio­ne e neppure su quello dell'elabo­razione.
Il fatto non sussiste, dunque. Con loro era finito sotto inchiesta anche un operaio marocchino, Salaheddine Salmi, che aveva poi scelto il giudizio abbreviato ed era stato assolto con formula piena.
Gli imputati, alcuni dei quali la­vorano come artigiani mentre al­tri studiano architettura all'uni­versità, non sono fuggiti dopo la scarcerazione e hanno seguito assiduamente il processo. Ieri ad ascoltare la sentenza erano in tre: Chouk Jamil, Hichem Godhbane e Sherif Nizar, lo stesso che il 24 aprile 2004 era stato intercettato mentre in un momento di rabbia immaginava un attentato ai Gigli.
con migliaia di. vittime. Dopo la lettura della sentenza di assolu­zione è stato proprio lui a farsi portavoce dei sentimenti dei compagni: «Non siamo terroristi. Grazie a Dio siamo a Firenze e in Toscana, perché qui c'è giustizia. Ringrazio anche la questura. So­no stati bravi». E i Gigli? «Niente niente, non voglio ricordare piùi». La domanda «Avete rischiato di diventare terroristi?» resta.senza risposta.
Gli avvocati Car­lo Corbucci, Gio­vanni Destuto, Stefania Siciliano e Maurizio Nasti, presenti in aula alla lettura della sen­tenza, sono felici. E non mancano pa­role di apprezza­mento per il procuratore aggiunto Francesco Fleury che ha sostenuto l'accusa con il sosti­tuto Luigi Bocciolini, e che aveva chie­sto 5 condanne e due assoluzioni, e per la Digos, «per­ché le indagini sono state correttamen­te condotte». Più polemici con Bruno Vespa, che mentre le indagini erano ancora in corso, lesse in tv alcune inter­cettazioni e definì gli arrestati — ricordano i legali — i terroristi di Firenze. «Ora dovrebbe dare la parola a noi», dicono. Dopo l'as­soluzione i loro assistiti rischiano di essere espulsi? I legali tendono ad escluderlo, dato che gli imputati sono stati processati a piede libero e a questo punto "manca l'ipotesi della pericolosità e dell'imprevisto che può derivareda un loro ritorno in libertà".

La Repubblica Firenze 27 giugno 2007 pag. VII

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