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28 gennaio 2005

Per la Cassazione quello di Sorgane era un gruppo terrorista islamico

La Suprema Corte ritiene fondata l'accusa di associazione finalizzata al terrorismo internazionale

"Gli islamici restino in carcere"

Per la Cassazione quello di Sorgane era un gruppo terrorista

FRANCA SELVATICI

I componenti della cellula isla­mica di Sorgane sono terroristi, non guerriglieri. La loro non è una guerra di liberazione ma una guerra di religione. E' dunque fondata, nei loro confronti, l'accusa di asso­ciazione finaliz­zata al terrori­smo internazionale. Di conseguenza Rachid Maamri, già predicatore della moschea di Sor­gane, Adel Abdallah, Hichem Ghodbane, Chokri Ragoubi e Mehdi Boukraa — i cinque giovani norda­fricani arrestati dalla Digos il 9 maggio con l'accusa di aver costituito a Firen­ze una cellula terroristica islamica — rimangono in carcere. Lo ha sta­bilito la Cassazione nell'udienza del 21 dicembre scorso. Le motiva­zioni della decisione, depositate il 17 gennaio, affrontano la questio­ne caldissima di che cosa sia il «terrorismo internazionale».
Dalle intercettazioni emerge che i cinque giovani aspiranti ka­mikaze— un predicatore, uno stu­dente di architettura, un imbian­chino, un operaio ceramista e un bibliotecario — ardevano dal desi­derio di recarsi in Iraq per morire da martiri nella Guerra Santa. In una di esse si odono Adel e Mehdi che parlano di entrare in Iraq dalla Turchia, diretti a Bagdad, su un'auto carica di 300 chili di esplosivo. Nel settembre scorso i cinque arrestati hanno inviato dal carcere un documento in cui affermano che «l'Islam è una religione che non si propone la violenza e gli atti barbarici»e in cui condannano le stragi compiute dai terroristi isla­mici e segnatamente la tragedia nella scuola di Beslan, e auspicano la liberazione delle due Simone,
all'epoca prigioniere in Iraq. I loro difensori — Gustavo Leone, Nino Filastò, Luca Cianferoni — hanno sempre sostenuto che, anche a concedere che i cinque intendes­sero partire perl'Iraq, vi sarebbero andati per «partecipare alla resi­stenza contro una coalizione di forze d'occupazione di un paese arabo sovrano ingiustamente in­vaso, in base ad una guerra illega­le ed ingiusta».
Una tesi che il tribunale del rie­same prima, e la Cassazione ora respingono. A loro giudizio, infat­ti, le intercettazioni e i documenti sequestrati provano che i cinque giovani immigrati aderivano alla brigata Al Masri, «che riveste un ruolo di primo piano nella rete mondiale di Al Qaeda, fenomeno non riconducibile alla partecipa­zione ad una lotta di resistenza contro una coalizione di forze straniere d'occupazione perché coagulato attorno alla ideologia e
alla pratica di "terrorismo religio­so islamico"». E la rete del terrori­smo religioso islamico — secondo il riesame e secondo la Cassazione — «nella questione irachena vede solò un'occasione per dare la mas­sima espansione alla pratica e al programma del "terrore religioso" contro gli infedeli e i miscredenti, contro gli Usa, definiti come il Grande Satana, leader mondiale di un Occidente depravato e cor­rotto».
In conclusione, il programma operativo della cellula di Sorgane non era — secondo i giudici — quello di liberare l'Iraq dagli occu­panti, ma di combattere una guer­ra di religione contro gli infedeli e i miscredenti, «con qualsiasi mezzo e forma di violenza, inclusa la stra­ge indiscriminata», sfruttando la «questione irachena» come «ghiotta occasione per dare la massima espansione alla politica del "terrore religioso"».

La Repubblica Firenze 28.01.2005 pag.V