Due quartieri tentati dalla Lega "Bocci? Io voto Salvini" Sorgane e Firenze Nova, tra chi resiste a sinistra e chi invece si affida al ministro dell’Interno
Che Caspound "tre anni fa abbia guidato la sollevazione contro i
rom della Foresteria (Pertini)" non trova riscontro nei fatti del settembre 2015.
Se poi la gente vota candidati che non conosce...
Se poi la gente vota candidati che non conosce...
La storia
Verso le elezioni
Due quartieri tentati dalla Lega "Bocci? Io voto Salvini"
Sorgane e Firenze Nova, tra chi resiste a sinistra e chi invece si affida al ministro dell’Interno
MARIA CRISTINA CARRATÙ
Per capire se (e perché) la destra a trazione leghista possa farsi
strada anche qui, a Firenze, città simbolo della geopolitica della
sinistra italiana che ‘’resiste’’, basta fare un giro in un paio di
periferie. A ovest e a est della città, Firenze Nova e Sorgane, poli
opposti collegati da un sentimento comune: l’insofferenza. Anticamera,
dicono gli esperti, di ribellioni capaci di prendere le strade
(politiche) più impensate. «Questo quartiere sarebbe anche bello, bei
palazzi, strade larghe, uffici, a suo tempo comprai qui per questo»,
racconta, seduto al caffè Cartabianca di Firenze Nova, Aldo Massini,
proprietario di una casa «con portierato» in via Benedetto Dei. «Invece
ci siamo ritrovati in un’isola dimenticata». Perché non è necessario
vivere in un Bronx per sentirsi cittadini di serie B, e il disagio,
anche se non è radicale, come in questo compound stretto fra Novoli e
Rifredi, il Nuovo Pignone e il ‘’laccio’’ della linea ferroviaria (il
sottopasso per le auto è stato aperto solo pochi anni fa), progettato
come mix di terziario avanzato e residenziale di qualità e mai veramente
decollato, non per questo è meno corrosivo: «Un quartiere morto, ecco
cos’è», conferma Fabrizio Arena, titolare di Firenze Parquet di via
Panciatichi, elencando le «piccole grandi criticità» che «alla fine
fanno un cattivo umore diffuso»: intere file di auto coi vetri sfondati,
e mai che veda in giro una pattuglia, la spazzatura delle case pigiata
dentro i cestini delle cartacce e mai che si veda un ispettore di Alia.
Qui da 12 anni, adesso Arena pensa di traslocare da qualche altra parte:
«È come se nessuno sapesse che esistiamo.
Guardi fuori: i negozi sono pochissimi, la vita sociale è inesistente,
tolti i due bar di riferimento, quando gli uffici chiudono, qua non
succede più nulla». Essere di sinistra, come lui, sembra quasi un atto
di eroismo, «necessario», dice, «perché ai valori non si rinuncia, però
non meravigliamoci se a forza di trascurarla la gente invoca il demagogo
di turno». Nel chiuso dei palazzi, dentro gli appartamenti con veranda e
garage, l’individualismo si fa strada, la gente si abitua a pensare per
sé, e non insieme: «Una volta la presenza degli operai del Pignone si
sentiva, era bello pensare che qui ci fosse uno stabilimento così
importante», spiega Ugo Renaioli, pensionato della fabbrica poi passata
alla General Electric, «oggi gli operai a Firenze Nova non vengono più»,
e gli unici centri di aggregazione sono due palestre e un circolo
sportivo, dove si fa fitness con le cuffie, come monadi. «La prima volta
che la gente di qui si è ritrovata insieme», dice Stefano Pecchioli,
titolare del Caffè Express di via Antognoli, «è stato all’assemblea
pubblica organizzata dalla Lega contro gli occupanti abusivi», i circa
200 fra immigrati e italiani accampati nello stabile vuoto della ex
Agenzia delle entrate di via Panciatichi. «Per due anni è successo di
tutto, risse, bottigliate, gente che orinava contro le
saracinesche», spiega Arena, «ma mica ce l’avevamo con gli stranieri»,
dice Pecchioli, «lì dentro, fra l’altro, c’erano anche italiani, ma col
Comune che ci ha ignorato». Così, quando qualche mese fa è arrivato lo
sgombero, intestarlo a Salvini è stato un attimo: «Se non era lui a far
cambiare il clima, Palazzo Vecchio non si muoveva si sicuro». Fiutata
l’aria, la Lega ha deciso di limitarsi a stimolare la mobilitazione
civica, senza fare propaganda diretta: «Mai che ci abbiano chiesto di
votarli, anzi, si sono raccomandati di evitare discorsi
politici, ma di restare sul tema» spiega Farah Daaboul, del Comitato
Firenze Nova, messo su dai residenti. «La gente ormai lo dice
apertamente», ammette la titolare del parrucchiere Diavolo per capello,
Orsola Coppolaro, «a ‘sto punto, che ci pensi Salvini».
Salvini, il leader, la bandiera.
Capace di oscurare il candidato-sindaco dello stesso centro-destra,
Ubaldo Bocci, che pochi conoscono: «Ci si metta chi si vòle», spiega
Saverio B., all’uscita della palestra Kodokan, «basta non vedere più i
soliti».
E che a
incoraggiare la seduzione leghista sia il Salvini ‘’uomo del fare’’,
prima ancora che leader di destra, sovranista antiimmigrati e antigay
(e, di nuovo, decisamente prima del candidato sindaco: «Bocci? Mai
sentito», concordano due signore all’uscita della micro-Coop di via
Zoli, «ma se l’ha scelto Salvini va bene»), lo conferma il clima che
aleggia nel lato opposto della città, Sorgane: «Abbandonati», è il
mantra che risuona anche fra gli alloggi popolari anni ‘60 firmati Ricci
e Savioli, dove le classi popolari, si pensava, avrebbero rinsaldato il
loro senso di classe (e infatti si votava in massa a sinistra). E dove
oggi più che la quota massiccia di assegnatari stranieri delle case –
«sono integrati, loro, non danno fastidio», dice un anziano al Circolo
Arci di via Tagliamento – il problema clou è una somma di «problemi
ignorati»: gli islamici che si stipano nella moschea ricavata nella
cantina di un palazzo, la Foresteria dove il Comune ha ammassato
immigrati e senza tetto proprio accanto alla Scuola elementare Pertini,
il pugno di micro-negozi che non fanno tessuto commerciale, «l’assenza
di iniziative culturali di rilievo, che coinvolgano la gente». E
nonostante gli sforzi del Circolino e del quartiere 3 di parlare di
Costituzione, diritti, antirazzismo, «cose bellissime», ammette Antonio
Miraglia, cuore a sinistra e occhio smagato, «che però non risolvono
problemi». Al bar tabacchi di piazza Rodolico le fioriere anti-spaccata
del Comune sono arrivate solo da pochi mesi dopo anni di assalti degli
svaligiatori, i vigili di quartiere «hanno lasciato un numero», racconta
Anna Ida, mamma della Pertini, «ma quando li abbiamo chiamati per i
roghi di rifiuti nel parco di via Isonzo ci hanno detto di andare in
Procura». In compenso si vede CasaPound, che porta pacchi alimentari ad
alcune famiglie povere e tre anni fa ha guidato la sollevazione contro i
rom della Foresteria. «Il clima è da cambio di manico» sentenzia,
amaro, l’"antico comunista’’ Alfredo Gianni. «Io morirò rosso»,
assicura, «ma mi sento un po’ solo».
Etichette: cronaca, elezioni, foresteria Pertini, politica
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