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24 maggio 2016

Sorgane, profughi nella casa disabitata condominio in rivolta (aggiornato n.2)

AGGIORNAMENTO 26.05.2016

Qualche particolare in più sulla vicenda profughi-condominio Via Zoli dall'articolo di oggi su La Nazione Firenze di oggi.

Forse i condomini di Via Zoli dovrebbero chiedere al Comune di Bagno a Ripoli che ne è stato dei due bandi che riservavano l'immobile agli sfrattati.

Leggendo tra le righe dell'articolo: sono stati necessari lavori (a tempo di record, come non fanno i comuni per rendere disponili gli alloggi erp vuoti nda) per rendere abitabile l'immobile.

Quanto è stato speso per questi lavori? 
Chi ha pagato per questi lavori?

E' probabile che una famiglia di sfrattati non potesse avere le risorse finanziarie per effettuare i lavori a differenza dei "Professionisti dell'accoglienza".


Bagno a Ripoli sistema sei immigrati
Ma nel condominio sale la protesta
"Non accettiamo questa convivenza: nessuno ci ha interpellato"


SEI UOMINI maggiorenni, provenienti dalla Costa d’Avorio, andranno a vivere in un condominio al civico 6 di via Zoli, sotto l’egida del Comune di Bagno a Ripoli. A ospitarli sarà un appartamento di 75 metri quadri circa, con due camere da letto, una sala, un terrazzo, una cucina, un bagno grande e uno di servizio. Gli impianti sono stati rifatti in tempo record; letti a castello, armadi, spazzolini, ciabatte, saponi son già al loro posto, così come altri generi di prima necessità e un frigorifero e una lavatrice nuovi. La cooperativa Cristoforo ha sistemato un appartamento vuoto ormai da oltre 20 anni, di proprietà della società Igei che fa parte del gruppo dell’Inps. Queste case infatti fino a qualche tempo fa erano tutte dell’istituto di previdenza sociale, assegnate ai propri dipendenti dai quali poi sono state riscattate. Solo una è rimasta vuota. Ora la società l’ha concessa in affitto alla cooperativa che per conto della prefettura si occupa dell’accoglienza dei migranti. Ma numerosi condomini delle cinque palazzine di tre piani di via Zoli, in tutto 30 famiglie, non sembrano volerne sapere di questa convivenza. «Ne siamo venuti a conoscenza solo venerdì scorso – denuncia Andrea – convocati dall’amministratore a una riunione con il Comune e la cooperativa. Non vogliamo queste persone qui: già nella nostra zona ci sono la moschea e la foresteria Pertini; nei giardini qui vicino bivaccano e dormono nei furgoni chissà quante persone. Noi abbiamo pagato care le nostre case: non accettiamo questa convivenza per la quale nessuno ci ha consultato». Un malessere manifestato anche da altri inquilini delle palazzine di via Zoli e tradotto in parole forti e toni alterati durante la riunione con il vicesindaco ripolese Ilaria Belli, il dirigente al sociale Neri Magli e il rappresentante della cooperativa Giovanni Massini, svoltasi proprio nell’appartamento che ospiterà i migranti, mentre fuori dalle palazzine giravano uomini della polizia municipale e dei carabinieri, incluso il comandante dell’Arma di Bagno a Ripoli Angelo Ventura. «Contiamo che dopo l’iniziale diffidenza la cittadinanza accolga al meglio queste persone» auspica Massini, che rassicura: sono in Italia da luglio, hanno già convissuto in altre abitazioni, sono disponibili a darsi da fare nel volontariato. Si aggiungeranno ai 10 profughi già ospitati in un condominio di Grassina e sei in una palazzina ad Antella: «Ancora pochi rispetto agli obblighi di ospitalità che ci ha dato il Governo, ossia 80 migranti da accogliere a Bagno a Ripoli – sottolinea Ilaria Belli -. Non abbiamo strutture pubbliche da dare loro, bisogna utilizzare la disponibilità dei privati». Comune e cooperativa si sono resi disponibili ad ascoltare qualsiasi segnalazione futura da parte dei condomini di via Zoli, i quali però non si arrendono: «Denunceremo qualsiasi disturbo e violazione delle regole condominiali».
 

Manuela Plastina

La Nazione Firenze 26.05.2016

AGGIORNAMENTO 25.05.2016

Mediazione fallita Arrivano i profughi nel condominio che non li vuole 

Corriere Fiorentino 25 maggio 2016 

BAGNO A RIPOLI Sul tavolo ci sono i biglietti da visita con il numero reperibile 24h. La cooperativa Cristoforo che ha affittato l’appartamento disabitato da 22 anni in via Zoli è pronta a rispondere alle chiamate dei cittadini in caso in cui, con l’arrivo dei profughi nel palazzo la prossima settimana, dovessero presentarsi dei problemi. A molti dei condomini il fatto che i sei richiedenti asilo verranno a stare nel palazzo non va proprio giù e i toni del confronto di ieri con Comune e coop sono stati accesi: «Ma perché il Comune non li mette all’ostello del Bigallo?», attacca un condomino preoccupato per il valore della casa. Il vicesindaco di Bagno a Ripoli Ilaria Belli ha spiegato che è la prefettura responsabile dell’accoglienza dei migranti e che a Grassina in un appartamento ci sono 10 profughi: «Dopo le iniziali perplessità tutto è andato bene, i ragazzi seguono corsi di italiano e fanno volontariato». Alcuni dei condomini continuano ad alzare la voce: «Non c’era una famiglia a cui darlo?». A poco servono le rassicurazioni della cooperativa: «Non siamo partiti con il piede giusto — constata un operatore — Tra un mese ci rivedremo per parlare di come sta andando il progetto». (L.B.)







 

Dalla rete civica del Comune di Bagno a Ripoli abbiamo recuperato il bando di I.N.P.S. GESTIONE IMMOBILIARE I.GE.I. SpA e l'immobile di Via Zoli 6 rientra, citiamo testualmente, nella quota riservata a coloro nei cui confronti sono stati emessi provvedimenti esecutivi di sfratto per finita locazione.




Una casa riservata agli sfrattati usata invece per ospitare profughi? 

Davvero si cerca di fare avverare quelle denunce stile Quinta colonna "Non danno le case agli sfrattati per darle ai profughi" che troppo superficialmente vengono etichettate come allucinazioni razziste? 

Facendo i conti in tasca ai benefattori: 6 profughi fruttano almeno SEIMILA EURO al mese affittare un immobile a poco più di 500 euro al mese è un affare. 

Il "terziario arretrato" dell'accoglienza è molto lucroso. 

Luoghi di culto negli scantinati, centri di accoglienza vicino a scuole ed asili nido, profughi nei condomini: i nostri amministratori sono sempre più impegnati a fare propaganda per i movimenti razzisti. 

Fino a quando abuseranno della nostra pazienza?



Bagno a Ripoli, profughi nella casa disabitata
Condominio in rivolta
Il progetto di una cooperativa e il «no» dei vicini

di Lisa Baracchi

C’è un solo terrazzino di via Zoli senza vasi e con le reti a proteggere dall’assalto dei piccioni. Da lì non si affaccia nessuno da almeno 25 anni, ma l’appartamento rimasto vuoto così a lungo è stato ora preso in affitto dalla cooperativa Cristoforo impegnata nell’accoglienza profughi e tra qualche giorno verranno ad abitarci sei richiedenti asilo, ragazzi sopravvissuti alla traversata del Mediterraneo sui barconi.

In questa tranquilla strada del quartiere di Sorgane al confine tra il Comune di Bagno a Ripoli e quello di Firenze la notizia, così sul momento, non è stata accolta bene e oggi all’incontro con il vicesindaco del Comune di Bagno a Ripoli, Ilaria Belli e i rappresentanti della cooperativa c’è chi promette battaglia: «In questa zona abbiamo già i rom accolti nella foresteria Pertini, c’è la moschea che raccoglie centinaia di persone nei giardini, che bisogno c’è di sistemare i profughi nelle case private?». Brevi scambi di opinioni sul pianerottolo di casa: «Perché non dare in affitto la casa a qualche famiglia italiana bisognosa?».

I trentatré appartamenti di via Zoli furono costruiti dall’Inps e assegnati per graduatoria ai suoi dipendenti (che hanno nel tempo riscattato e alcuni venduto le case). L’appartamento al numero 6 rimase vuoto quando uno dei dipendenti spazientito dalle tempistiche del riscatto fece causa all’istituto. Da allora quegli 80 metri quadrati, con tanto di riscaldamento centralizzato, sono rimasti alla mercé del tempo. I vicini hanno chiamato l’igiene pubblica quando gli escrementi dei piccioni hanno invaso il terrazzino (e prontamente è arrivata la rete), hanno inviato una lettera al sindaco di Bagno a Ripoli per denunciare lo spreco di quella casa vuota. Ma ora che l’appartamento tornerà ad essere abitato i vicini sono tutt’altro che tranquilli.

Qualcuno pensa già a un regolamento condominiale per sanzionare possibili disturbi della quiete e qualcun altro cerca di contattare i partiti di opposizione. Un ex dipendente Inps in pensione invece affronta la situazione con più serenità: «Se avessero deciso di sistemare qui una famiglia sarebbe stato meglio, avrebbero avuto possibilità di integrarsi, ma così rischia di diventare un porto di mare». «Spiegheremo — ribatte Belli — come viene organizzata l’emergenza e come lavora la cooperativa, che avrà rapporti costanti con i condomini ascolteremo le domande di tutti e risponderemo alle perplessità». La cooperativa Cristoforo spiega intanto che i sei ragazzi sono arrivati a luglio e hanno abitato insieme in questi mesi: «Tra loro c’è un bel clima».

Corriere Fiorentino 24 maggio 2016

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2 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Invece che occuparsi delle famiglie italiane povere e dei disoccupati si danno gli appartamenti ai clandestini che si rivelano quasi sempre essere delinquenti o parassiti della peggior specie.
Purtroppo gli italiani poveri, gli anziani e i disabili non arricchiscono certe "cooperative"
che lucrano senza vergogna utilizzando i peggiori clandestini sbarcati in questo paese.

14:16  
Anonymous Anonimo said...

Quanto tempo passerà prima che questi finti profughi si mettano a vendere droga davanti alle scuole del quartiere?
E' uno schifo! Una Vergogna!
Le famiglie italiane povere sono lasciate sole e si pensa invece a sistemare questi criminali extracomunitari.

10:33  

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