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03 aprile 2018

Sorgane segreta: Il rione che parlava al domani. Qui è nata la Firenze moderna

I REPORTAGE DE LA NAZIONE 

Il rione che parlava al domani 
Qui è nata la Firenze moderna

UN QUARTIERE deciso a tavolino tra il 1957 e il 1962 per dare un tetto ai 12mila sfrattati della giunta La Pira. Qui, il sogno del team di archistar guidato dal Michelucci e composto da Leonardo Savioli, Leonardo Ricci e Ferdinando Poggi era inventarsi il quartiere del futuro. Case popolari ma d’avanguardia tra viale Europa e Bagno a Ripoli. La scelta del luogo era ribelle: il piano regolatore disegnava lo sviluppo della città verso l’Autosole, in costruzione a Firenze Nord. A Sorgane,dalla parte opposta si progettavano palazzi unici: ballatoi a getto, scaloni a vista nel verde, facciate spericolate. Del progetto restò solo la Sorgane Bassa, quella di oggi, la Torre del Savioli, la Nave del Ricci e i ballatoi di altri 30 palazzi. Qui l’8 aprile i volontari dell’Auser di Gavinana si ritroveranno in via Tagliamento e, con la guida di Claudio De Boni, docente di Storia delle dottrine politiche, ripercorreranno la nascita del rione. Su questi edifici sono piovuti fiumi di inchiostro, sulla gente che da 60 anni ci vive, no. La quarta puntata del viaggio nei rioni sbarca a Sorgane. Ecco chi abita la vecchia città del futuro.


Quei ballatoi dove si faceva l’amore, sognando il futuro 

Tra i palazzoni a ridosso di via di Ripoli: dai ricordi dei pionieri anni ’60 alle rime dei rapper metropolitani

di CLAUDIO CAPANNI

 «TAPPAI la bocca di mia mogliee presi il fucile». Era notte. Quei rumori sul ballatoio gli gelarono il sangue. Dietro l’uscio di casa, Pasquale Dinardo stava a canna spianata. «Erano per forza ladri. Aprii. Puntai il fucile». E invece si trovò di fronte una coppietta spiaccicata in un bacio: lo fissavano terrorizzati. Pasquale imparò lì che, sui ballatoi di Sorgane, ci si fa pure l’amore. Quando gli architetti del Michelucci li progettarono nel 1962, in testa avevano Le Corbusier, in mano lo strappo di campagna dell’Ina Casa ai piedi del colle Ritortoli. La domenica ci si arrampica lassù a caccia dell’Appennino: scoiattoli, fagiani e il Cupolone lontano. «Sul colle doveva nascere un nuovo piazzale Michelangelo». Ma il vincolo paesaggistico bloccò tutto. E Sorgane oggi è lì sotto: faraglioni di cemento nel mare d’erba di viale Croce.

IL VERDE, la notte, respira e il buio si fa bianco per la guazza. Inghiottendo Coop, botteghe, fermata del 23 e la palestra dove pure Yuri Chechi fa lezione. Fra palazzi spericolati quanto lui, dove vivono in 5mila. Come la Nave del Ricci. «Le pareti – dice Pasquale – sono tanto inclinate che pare caschino: serviva coraggio per farle». Avanguardia sì, ma scalognata. «Perché qua era il deserto: le stesse 5 botteghe di ora». Pasquale, dal ‘71, fra i palazzoni ci lavorò pure come operaio della Tognozzi. «C’era solo il circolo in viale Croce dove stampavamo i manifesti a favore del divorzio». Quindici anni dopo, si trovò in coda sulla via Faentina, dietro un’auto crivellata. Dentro c’era il cadavere del sindaco Lando Conti. I servizi segreti, il giorno dopo,rivoltarono pure Sorgane a cacciadei brigatisti. Perché sui ballatoi,alluvionati, emigrati e sfrattati mischiavano ossa, bucato, caffè e figli. «A cena – ricorda Livia Fabbrilei– ci trovavamo sopra e ascoltavamo Hey Jude col giradischi. Ti fidanzavi con chi stava tre porte dopo. Condividere era legge». È legge pure oggi. Il Comune 8 anni fa aprì la foresteria Pertini: 80 letti per migranti e senzatetto. «Gli diamo una mano – dicono –ma a volte bevono troppo». E se si sdraiano nei giardini, Sorgane s’infuria. Quel verde è sudato. «Il viadotto Marco Polo – spiega Alessandro Scarselli – doveva passare qui: saremmo diventati un’autostrada». Il rione nel 1990 fece muro, lo svincolo finì in viale Europa. Ora nei giardini di via Tagliamento ci passa il confine con Bagno a Ripoli. «A volte – sorride– metà erba è tagliata e metà no: in base a quale Comune fa prima». E se Firenze ritarda, vien voglia di sconfinare «perché di là i giardinieri son puntuali». Livia a Sorgane ci sconfinò nel ‘66: «Mio padre ci portò quando uscì l’Arno ». Babbo Sinibaldo era partigiano.«I tedeschi lo chiusero in una legnaia. Chiamarono rinforzi per fucilarlo ma fuggì». Sarà lui nel 1974 a fondare il circolo di Sorgane nella villa che fu della famiglia Giusti. La giunta Dc, però, non voleva un’altra casa del popolo. «Ma lui scoprì che i Giusti donaronoi locali con la clausola che ci nascesse un centro sociale». Il sabato c’è il pienone al corso di giapponese. A pranzo ci vanno gli incravattati della scuola Scienze Aziendali che, lì dietro, sforna 50 manager l’anno: un tempio capitalista liberato dal Pci.
«Il casone dov’è la scuola – ricordano i più anziani – era occupato da malviventi». Furono Sinibaldo e gli altri a sloggiarli. Beccandosi coltelli sull’uscio di casa. Ma anche qui il Pd perde: grillini e destre ci hannopreso il 44%, per la storia della Pertini, del primo bancomat a un chilometro, dell’anagrafe aperta 5ore a settimana, «che ci tocca andare al Parterre». Ma anche dei bus. «Perché col tram perderemo 50 corse dal centro».

SUI BALLATOI la gente oggi chiede privacy e ha messo i cancelli.I giovani schivano il circolo e
scappano fra le vetrine di Gavinana per lo struscio. «Ma coi soldi,sti ragazzi, non puoi comprarli»canta Niccolò Pratesi, in arte Prat, rapper cresciuto nel viale che la Dc dedicò a Benedetto Croce. Diceva Croce: «Fino a 18 anni si scrivono poesie. Dopo, lo fanno solo poeti e cretini». E a Prat, che di anni ne ha 18 spaccati, tocca per forza puntare ai poeti. A Gavinana non è nessuno. Ma qui è una celebrità e il rispetto dei ballatoi conta ancora. Perché, se va bene, sopra ci si fa pure l’amore.

«Era un mare di cemento Ci ho trovato la famiglia» 
Le storie dei residenti: dall’alluvione a oggi 

QUANDO ci mise piede la prima volta, le sembrò d’esser sbarcata nelle Langhe. «C’erano solo palazzi di cemento e verde: la sera dai pratoni saliva la nebbia e avvolgeva tutto». Livia Fabbrilei, oggi è una fra le responsabili del centro sociale di Sorgane. Durante i giorni dell’Alluvione era bambina. Il padre, Sinibaldo,la portò insieme alla moglie in uno dei pochi punti che l’Arno non aveva distrutto: a Sorgane,la frontiera, il quartiere a metà,lì in fondo a Firenze. Non ci arrivava niente: né il bus, né le botteghe, né il Comune e nemmenol’acqua che affogava Gavinana. «Occupammo un appartamento vuoto». Era nel palazzone che qui, chiamavano la Nave per la forma a transatlantico. L aNave, mentre Firenze affondava, diventò una crociera per 500 famiglie che sui ponti di cemento restavano all’asciutto. «Dopo anni il Comune ci dette l’appartamento ». Trenta metri sotto, in un ritaglio di villa Giusti, c’era il centro di soccorso: viveri, coperte e cibo. Poi un altro fiume, quello dell’eroina che fino agli anni 90 ha alluvionato decine di vite mentre la farmacia, sotto la Nave, distribuiva siringhe su siringhe. Dieci anni prima le stanzine di villa Giusti diventarono il circolo di Sorgane, l’unico punto di ritrovo per il quartiere del futuro. Rimasto orfano di ogni servizio. «Mio padre – racconta– fu tra i fondatori». Dentro ci nacque la sezione del Pci. E fra biliardi, assemblee, manifesti e partite a scopa, a Livia,sembrava di essere in un paesone. Piombato dentro New York con i palazzi alti e bianchi che si sbirciavano fuori dalla porticina del circolo. «Le persone – spiega – impararono ad annusarsi, a stare vicine e aiutarsi. Ogni palazzo era una famiglia enorme, i ballatoi ricordavano quelli di un motel che si vedono nei film americani». L’eredita del circolo è rimasta quasi tutta a lei: corsi di ballo liscio, di giapponese, la mensa, pizzate di solidarietà epartite della Viola sul maxischermo. Ma pochi giovani. La voglia di stare cuciti insieme è passata. Forse perché ora Sorgane sembra uno strappo di Svizzera: la nuova piazza Istria, nemmeno una striscia blu a pagamento in terra e un ettaro di verde disseminato. E un nuovo parcheggio previsto quest’anno per servire il parco di via Isonzo. Sorgane intanto aspetta.

IL PRESIDENTE del Q3, Alfredo Esposito, su quei giardini ci ha puntato tutto sollecitando la costruzione del campo da basket e spingendo per nuovi giochi in via Isonzo e via Brenta. Ma l’ombra dell’isolamento resta. A partire dalle strade. L’unica per entrare nel rione è via di Ripoli e l’unica uscita, via Cimitero del Pino: due budelli dove la mattina si forma un muro d’auto. La paura più grande è ilnuovo piano delle linee Ataf. La tramvia modificherà la 8 e 23 che servono i 5mila del rione. «Prima di tagliare le corse – dicono – devono confrontarsi con noi». cla.cap


A lezione di storia coi volontari dell’Auser L’8 aprile i volontari dell’Auser di Gavinana si ritroverannoin via Tagliamento e, con la guida di Claudio De Boni, docente di Storia delle dottrine politiche, ripercorreranno la nascita del rione 

La nazione Firenze 01.04.2018 

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2 Comments:

Blogger louis crispo said...

Avete scritto solo un sacco di sciocchezze su sorgane

15:36  
Blogger Sorganiano said...

Effettivamente La Nazione su Sorgane ha sempre scritto sciocchezze.

16:15  

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